Centrale elettrica al tramonto

Geotermia a zero emissioni: Fri-El presenta il progetto Pangea

Cinque domande all’ad Ernst Gostner sul progetto, sugli economics della geotermia, sui piani di Fri-El per l’Italia e sull’eolico, sul fotovoltaico e i pompaggi e sui problemi autorizzativi

 L’azienda bolzanina Fri-El, che finora ha sviluppato soprattutto impianti eolici onshore in Italia, ha deciso di puntare sulla geotermia a media entalpia e a zero emissioni con il nuovo progetto Pangea. Il primo impianto dimostrativo da 240 MW partirà nel 2025 a Ostellato in provincia di Ferrara e riscalderà le serre idroponiche di Fri-El. Ma la società punta a realizzare altri 22 impianti analoghi di cui 15 solo in Pianura Padana, per alimentare le reti di teleriscaldamento in inverno e produrre elettricità d’estate. La Staffetta ha posto alcune domande all’amministratore delegato di Fri-El Ernst Gostner per capire meglio gli economics di questa nuova tecnologia, che rientra tra le “rinnovabili innovative” finanziate dal decreto Fer 2, ma anche i piani di Fri-El su eolico, fotovoltaico e pompaggi idroelettrici in Italia, nonché sul quadro normativo per le rinnovabili. Di seguito pubblichiamo una breve intervista in cui l’ad Gostner affronta tutti questi temi.

 In cosa consiste il progetto Pangea?

Pangea è un progetto di geotermia a media entalpia e a emissioni zero, perché i fluidi geotermici vengono integralmente reimmessi nel sottosuolo. Il progetto è pensato in particolare per alimentare le reti di teleriscaldamento delle grandi città, e di questo Fri-El sta già discutendo con le utility. Durante l’estate, l’energia termica prodotta verrà trasformata in elettricità da immettere nella rete nazionale, con un processo che si chiama organic ranking cicle e che ha una resa elettrica pari al 13% dell’energia termica utilizzata. Servendosi delle rilevazioni fatte negli anni dalle aziende dell’Oil&Gas nel territorio italiano, Fri-El ha individuato 100 possibili installazioni. Tra queste, ne realizzerà 22 in tutta Italia nel prossimo decennio di cui 15 in Pianura Padana. Ogni installazione avrà una capacità compresa tra 150 e 250 MW termici. A Ostellato, in provincia di Ferrara, è in costruzione il primo impianto geotermico a zero emissioni in Italia, che alimenterà le serre idroponiche sempre di proprietà di Fri-El. Si tratta di un impianto dimostrativo che sarà operativo nel 2025. Il progetto prevede perforazioni per diverse migliaia di metri, che verranno effettuate ricorrendo alla tecnologia già sviluppata dalle aziende dell’Oil&Gas.

Basta l’incentivo di 200 euro a MWh elettrico previsto dall’ultima bozza del decreto Fer 2 (v. Staffetta 04/08/22) per sostenere la geotermia a zero emissioni?

Nel corso delle interlocuzioni con il ministero, noi abbiamo chiesto di alzare la tariffa a 225 euro per MWh elettrico. In Germania, dove questo tipo di geotermia è molto diffuso ed è in costante crescita, l’incentivo è di 250 euro al MWh. La sostenibilità dell’investimento, però, dipende soprattutto dal finanziamento per l’energia termica prodotta. Abbiamo chiesto al ministero una tariffa a parte, che dovrebbe arrivare con un altro decreto. Infatti i pozzi del progetto Pangea dovrebbero produrre per circa 3.000 ore l’anno calore che alimenterà le reti di teleriscaldamento cittadine, e, per le restanti ore, in estate, elettricità. Il costo iniziale dell’impianto di Ostellato – che ha una potenza di 240 MW termici – è di 140 milioni di euro per le quattro coppie di pozzi, 60 milioni di euro per il sistema di conversione dell’energia termica in elettrica, più circa 10 o 15 milioni di euro per l’allacciamento alla rete di teleriscaldamento. I costi operativi di un impianto geotermico sono invece molto ridotti: per Ostellato si aggirano intorno ai 6 milioni di euro l’anno. La durata della sorgente geotermica è pressocché illimitata, come nel caso dell’energia idroelettrica.

Allargando lo sguardo, quanti impianti rinnovabili ha e che modello di business porta avanti Fri-El in Italia?

Fri-El ha circa 1.300 MW di impianti rinnovabili in esercizio in Italia. Si tratta prevalentemente di impianti eolici onshore, ma anche di biogas, bioliquidi, biomasse, idroelettrico e fotovoltaico. Abbiamo inoltre circa 1.200 MW eolici onshore e 800 MW fotovoltaici in sviluppo. Il fatturato complessivo nel 2022 è stato di 623 milioni di euro con un margine operativo lordo di 286 milioni di euro. Per il momento non abbiamo progetti eolici flottanti in mare perché vogliamo aspettare un momento, visto che si tratta di una tecnologia ancora non matura. Il modello di business è quello di sviluppare in proprio, autorizzare e poi produrre energia elettrica dagli impianti installati. Vogliamo continuare a investire soprattutto sull’eolico onshore ma, allo stesso tempo, abbiamo individuato un bisogno di energia termica decarbonizzata, e per questo abbiamo puntato sulla geotermia a zero emissioni di Pangea.

Negli ultimi anni, Fri-El ha presentato alcuni progetti per pompaggi idroelettrici. Mentre invece ha pochissimi impianti fotovoltaici installati in Italia. Perché?

 Riteniamo che i pompaggi idroelettrici siano una tecnologia fondamentale per supportare l’integrazione di fonti rinnovabili e intermittenti come l’eolico e il fotovoltaico nella rete elettrica. Con tutti questi progetti rinnovabili non possono che aumentare i progetti per i pompaggi, soprattutto al Sud Italia, e siamo sicuri che a breve arriverà anche un sistema di remunerazione. Ad oggi Fri-El ha 4 progetti di pompaggio da circa 500 MW ciascuno, tutti nel Meridione. Per quanto riguarda il fotovoltaico, siamo partiti tardi e perciò non abbiamo molti impianti installati in Italia. Avevamo qualche dubbio sul meccanismo del Conto energia – molti soldi in poco tempo – e all’epoca non abbiamo investito. Ma ora lo stiamo facendo.

Cosa manca nel quadro normativo per le rinnovabili?

Noi ci augureremo che l’Italia si adattasse ai tempi prescritti dalla normativa europea. Gli iter autorizzativi sono ancora lunghi e continuano a essere bloccati dalle autorità paesaggistiche. Abbiamo 15 progetti eolici già incardinati al Ministero dell’Ambiente di cui siamo in attesa dell’esito. Per il repowering la normativa è più snella e consente una serie di modifiche senza dover ricominciare con il processo autorizzativo. Per quanto riguarda poi le rinnovabili termiche, io auspicherei che il governo preveda una sorta di “priorità di dispacciamento” per le reti di teleriscaldamento alimentate sia a gas che con la risorsa geotermica, dando precedenza a questa sui combustibili fossili.

 

31/03/23, 11:08 – Stampa | Staffetta Quotidiana

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