Ecco perché la geotermia avrà un ruolo chiave per la decarbonizzazione
E-GAZZETTE.IT: Lo rileva lo studio “La geotermia a emissioni nulle per accelerare la decarbonizzazione e creare sviluppo in Italia” promosso da Rete Geotermica con Teha (The European House–Ambrosetti)
Se l’Italia riuscisse a valorizzare anche solo il 2% del potenziale presente in tutto il territorio italiano, la geotermia potrebbe contribuire al 10% della produzione elettrica prevista al 2050 e al 25% del fabbisogno termico, permettendo all’Italia di ridurre del 40% gli attuali consumi finali di gas naturale.
Lo rileva lo studio “La geotermia a emissioni nulle per accelerare la decarbonizzazione e creare sviluppo in Italia” promosso da Rete Geotermica con Teha (The European House–Ambrosetti) e dibattuto al convegno “Geotermia: dal calore del sottosuolo arriva la nuova rivoluzione verde. Una fonte inesauribile da incentivare per compiere la transizione energetica dell’Italia”, che si è svolto a Torino – organizzato da Rete Geotermica, rete d’imprese, e Fri-El Geo – nell’ambito della Planet Week per anticipare il G7 Clima, Ambiente ed Energia.
I numeri
L’Italia, tra i primi 10 paesi al mondo per potenza geotermica installata, negli ultimi venti anni è scivolata dal 4° al 8° posto a livello mondiale, nonostante il suo potenziale sia tra i più elevati assieme a Turchia e Islanda. Incentivare la geotermia, in quanto fonte inesauribile, stabile e quindi programmabile, diversamente dalle altre rinnovabili, gioca un ruolo chiave per la transizione energetica dell’Italia, a beneficio della filiera, degli investitori, del sistema-Paese e di tutti i cittadini. Con una dipendenza energetica dell’Italia dall’estero ancora elevatissima – al 75% rispetto alla media Ue del 60% – e un sottosuolo tra i migliori al mondo per la geotermia, sarebbe irresponsabile non favorire lo sviluppo, della geotermia, una fonte completamente Made in Italy, tanto più nello scenario di crisi energetica e aumento dei prezzi. La fonte geotermica è l’unica rinnovabile “non-stagionale” con caratteristiche di operatività costante sia nella fornitura di calore che di energia elettrica e termica, assicurando programmabilità, continuità, stabilità ed efficienza. Inoltre, tra le fer (fonti elettriche rinnovabili) la geotermia ha il maggiore potenziale per un ulteriore incremento tecnologico di efficienza. Concede inoltre la possibilità di impiego congiunto dell’energia elettrica e termica residua per usi industriali e civili (riscaldamento, raffrescamento, usi industriali e termali). Gli impianti geotermici hanno un impatto e consumo di suolo molto limitati: a parità di energia prodotta il fotovoltaico usa 18,5 volte più suolo del geotermico. Ma la peculiarità più importante è che è realizzabile ora, grazie alle tecnologie e competenze specialistiche di aziende nazionali all’avanguardia.
Incentivi al geotermico?
Tra le proposte dibattute dagli addetti ai lavori e dal ministro Pichetto Fratin, quella per un meccanismo di incentivazione alla geotermia: assegnare nuovi incentivi all’energia elettrica e termica prodotta da impianti geotermici che utilizzano tecnologie avanzate, allocando un contingente di potenza elettrica di almeno 500 MWe, da sviluppare nell’arco temporale 2025 – 2030, in grado di innescare virtuosi processi di apprendimento per la riduzione dei costi e, in tal modo, avviare il settore verso l’auto sostenibilità.
Al vaglio del ministero dell’Ambiente anche l’introduzione di misure per la mitigazione del rischio di esplorazione in nuove aree, attraverso l’istituzione di un idoneo fondo per il rimborso, almeno parziale, nel caso di insuccesso del primo pozzo perforato, meccanismo di copertura già visto e rodato in Francia.
Guardando alla normativa, in Italia manca una cabina di regia che si occupi della governance e del coordinamento del settore, definendo le linee guida, un piano strategico di sviluppo nazionale, la semplificazione delle procedure e tempi certi. È necessaria l’omogeneizzazione delle normative, con strumenti tecnici adeguati, come un registro nazionale delle autorizzazioni amministrative che ancora manca, come pure la distinzione tra concessioni minerarie (necessarie per esempio per petrolio, gas, ecc.) e concessioni geotermiche. La geotermia richiede lo sviluppo della rete di teleriscaldamento utilizzata per la distribuzione dell’energia termica prodotta da impianti geotermici. Nel nostro Paese è già ben sviluppata nelle zone del Nord e del Centro Italia, mentre lo è meno al Sud, seppur con alcune importanti eccezioni.
I commenti
Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente ha dichiarato: “Attualmente le concessioni geotermiche sono competenza regionale. Al Ministero abbiamo costituito un gruppo di lavoro con tutti gli esperti di geotermia per fare il punto della situazione e capire come muoverci. Nel rapporto con le Regioni dobbiamo tentare di arrivare a una nuova regolamentazione diversa dall’attuale visto che la geotermia non era così rilevante e quindi veniva considerata alla pari delle altre concessioni. Invece è qualcosa di completamente nuovo che va costruito.”
Benedetta Brighenti, direttrice generale Renael e climate pact ambassador ha commentato: “La crisi dei cambiamenti climatici porta a una condizione tale per cui dobbiamo avere la massima attenzione allo studio del mix energetico, un’analisi molto puntuale della necessità ma anche soprattutto delle potenzialità che i territori hanno di poter diventare sostenibili. Secondo questa modalità di analisi la geotermia ha per forza un ruolo centrale perché in ogni territorio, in base alle sue caratteristiche storiche, questa fonte energetica può e deve assolutamente avere il suo spazio.”
Paolo Arrigoni, presidente del Gse ha aggiunto: “La geotermia è una componente strategica che ritengo assolutamente indispensabile per la sicurezza del sistema energetico e anche per un’auspicata riduzione della dipendenza energetica del nostro Paese. Nella proposta di revisione del Pniec si prevede sul fronte della generazione elettrica un aumento a 8 terawattora dagli attuali 6 di energia elettrica prodotta dalla geotermia su un totale di circa 300 terawattora consumati, e quindi un aumento al 2030 del 33%, cioè di un terzo. Gli operatori del settore, che sono molto attenti, hanno in pipeline molti progetti, quindi è possibile pensare a un ulteriore aumento di capacità installata e anche di generazione elettrica.”